CARIDI L’AMICHETTO DELL’OPPOSIZIONE

Il panorama giornalistico a Reggio Calabria è contraddistinto da una varietà di voci, ma non tutte si distinguono per il rispetto delle buone pratiche e dei codici etici che dovrebbero essere alla base di ogni redazione. Uno degli esempi più controversi in questo senso è il sito “Stretto Web”, un portale che, a giudizio di molti, si è discostato dalla funzione primaria del giornalismo: informare correttamente e con imparzialità. Anzi, il sito sembra essere diventato uno strumento di attacco costante verso l’amministrazione comunale, e in particolare verso il sindaco Giuseppe Falcomatà.
Giuseppe Caridi, giornalista di “Stretto Web”, sembra incarnare una visione del giornalismo che poco ha a che fare con l’oggettività e molto con il lato più personale e rancoroso della professione. Il suo lavoro, infatti, sembra muoversi molto più sul piano dell’insulto e della polemica, piuttosto che su quello della denuncia costruttiva e dell’approfondimento. La sua continua critica al sindaco Falcomatà e agli altri membri dell’amministrazione è una costante che appare in quasi ogni articolo pubblicato.

Lo stile di “Stretto Web” si caratterizza per un uso frequente di linguaggio aggressivo e accusatorio, con articoli che più che informare, mirano a minare la figura politica dei protagonisti locali. Non si parla più di fatti, ma di opinioni travestite da cronaca. Una “penna politica” piuttosto che un “tastiera” di un vero giornalista.
Secondo alcune voci, il portale di Caridi non si limita a essere una testata critica, ma si configura anche come un vero e proprio strumento politico nelle mani di alcuni esponenti dell’opposizione. In particolare, alcuni presidenti (presidenti di commissioni di opposizione) sembrano essere una figura di riferimento per la redazione, tanto che diversi articoli sembrano scritti su commissione, o comunque indirizzati a favorire la loro linea politica. È abbastanza evidente che “Stretto Web” non sia un semplice osservatore della realtà cittadina, ma un attore attivamente impegnato nel gioco politico.
In questo contesto, la visione di Caridi si allontana sempre più da quella di un giornalista imparziale, per avvicinarsi a quella di un attivista politico mascherato da reporter. La sua agenda personale sembra prevalere sulla ricerca della verità, tanto da spingersi, talvolta, a creare narrazioni distorte della realtà.
Un vero giornalismo dovrebbe riflettere la realtà, distinguendo chiaramente i fatti dalle opinioni. Invece, “Stretto Web” sembra interpretare il suo ruolo come un megafono per le opinioni personali di chi scrive, senza mai dar spazio ad una visione complessiva e pluralista della politica cittadina. In un contesto come quello di Reggio Calabria, dove le tensioni politiche sono forti, è fondamentale che i giornalisti si facciano portatori di un’informazione che unisca e non che divida.
Non possiamo fare a meno di notare che Caridi, dal vivo, sembra avere un atteggiamento ben diverso da quello che adotta dietro la tastiera. Come molti “leoni da tastiera”, la sua forza si manifesta solo online, ma nel confronto diretto appare meno incisivo e determinato. Questo contrasto tra il giornalista virtuale e l’uomo reale fa sorgere più di un interrogativo sulla veridicità e sull’autenticità delle sue posizioni.
Il caso di “Stretto Web” solleva importanti domande sulla qualità del giornalismo locale e sulla sua capacità di influire sulla vita politica della città. Quando un giornale, che dovrebbe essere uno strumento di democrazia e di informazione, diventa un’arma politica nelle mani di chiunque abbia un interesse da difendere, la sua credibilità e il suo valore vengono irrimediabilmente minati. Il giornalismo ha bisogno di tornare alla sua funzione originaria: quella di raccontare i fatti in modo equo, senza cadere nella trappola della strumentalizzazione politica.

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